Ormai è diverso tempo che il popolo viola è diviso: chi contro i fratelli Della Valle e chi a favore. Intendiamoci: tutti comunque per la Fiorentina.
È però estremamente stucchevole sentir parlare di "leccavalle" o di "psudotifosi". Ed è deplorevole leggere striscioni come ultimamente sono apparsi. Ma vediamo un po' quali "accuse" vengono mosse alla proprietà viola. Per cominciare il ritornello è "bisogna spendere", io invece direi che più semplicemente "bisogna spendere bene", e questo non sempre riesce. Sono però convinto che di questo non siano contenti neanche i Della Valle. Altra parola magica è "investire", su questa bisogna però trovarsi d'accordo: cosa si intende per investire. Direttamente da wikipedia:
In economia per investimento si intende l'attività finanziaria di un soggetto economico detto investitore atta all'incremento di beni capitali e l'acquisizione o creazione di nuove risorse da usare nel processo produttivo al fine ultimo di ottenere un maggior profitto futuro o incrementare la propria soddisfazione personale.
Detta così dice tutto e niente, prima di tutto bisognerebbe contestualizzare e rapportare la definizione al mondo del calcio. E non solo. Infatti il mondo del calcio oggi è retto non solo da leggi economiche, ma anche da ben precise norme. La prima che ha avuto un impatto non trascurabile è la legge 91 del 23 marzo 1981. Questa è la legge che disciplina i rapporti fra le società sportive ed i professionisti (calciatori) definendo, forse per la prima volta, il vero e proprio professionismo sportivo. Per le società sportive, in senso generale, ancora era però vietato il "fine di lucro". Questo però generò una sorta di conflitto con le forme giuridiche che le società sportive assumevano, specialmente quelle professionisti, in genere SpA o Srl, e cioè società di capitali dove invece il lucro è alla base dell'attività. Per porre rimedio a questa situazione si intervenne con il Decreto Legge 485 del 20 settembre 1996 convertito nella legge n. 586 del 18 novembre 1996. Teniamo bene a mente questa data perché rappresenta lo sparti acque della situazione che ancora oggi viviamo e che fa nascere tante incomprensioni e sopisce la passione sportiva. Il DL 485 per la prima volta stabilisce la possibilità per le società sportive di lucrare, limitatamente a quelle professionistiche. Inoltre questo permette anche di poter essere quotate in borsa. Altra novità importantissima che viene introdotta è che "le società di cui all'articolo 10 sono sottoposte, al fine di verificarne l'equilibrio finanziario, ai controlli ed ai conseguenti provvedimenti stabiliti dalle federazioni sportive, per delega del CONI, secondo modalità e princìpi da questo approvati", da quel giorno le società di calcio sono sottoposte a controlli per verificarne l'equilibrio finanziario (equilibrio fra entrate ed uscite, banalizzando). Questo equilibrio, banalizzando il concetto ulteriormente, lo possiamo tradurre anche in "autofinanziamento", che non è altro che dire "possiamo spendere quello che entra".
Infine, merita un cenno la questione del fallimento delle società sportive professionistiche. Tale procedure poteva considerarsi trascurabile prima che venisse ammesso lo scopo di lucro, con una propensione, anche allora, alla tesi favorevole, dopo il DL 485 essendo innegabile l'attività imprenditoriale che sorregge dette società, la possibilità di fallimento appare indiscutibile.
Tutto chiaro?!? Insomma, direte voi. E la cosa non finisce qui ovviamente. A tutto questo bisogna aggiungere anche quanto accaduto per i diritti televisivi, o meglio, i criteri con cui vengono divisi i capitali provenienti dalla vendita dei diritti televisivi. In Italia esiste la forbice più ampia in Europa fra la socità più remunerata e la meno.
Tutto questo insieme di norme, leggi, regolamenti determina chi quanto può spendere. E chi più spende più vince, su questo non ci piove. Una società di calcio non spende i soldi del padrone, una società di calcio spende i soldi che riesce ad incassare. I padroni, al limite, possono intervenire per ripianare le passività che si generano in gestioni sbagliate, ma anche in questo caso con modalità ben stabilite. Converrete con me che se una società ad inizio stagione parte con una disponibilità di 200 milioni ed un'altra invece di soli 20 milioni non si potrà mai avere, sportivamente parlando, equità, 99 volte su 100 vincerà la prima.
Detto quanto tutto sopra pare evidente che è totalmente inutile continuare con certi cori inneggianti a spendere maggiormente per poter ambire a qualche vittoria (minore). Semmai possiamo chiedere, e questo è sacrosanto, che i soldi che ci sono siano spesi nel miglior modo possibile. Certo tutto questo insieme di situazioni poco si conciliano con il mestiere del tifoso che dovrebbe vivere di passione mentre oggi è chiamato a dover fare i conti con i bilanci, cosa di cui non abbiamo alcun interesse.
E adesso veniamo alla vera colpa che potrebbe essere attribuita ai Della Valle. Loro non sono colpevoli di avere "il braccino", loro potrebbero essere colpevoli in quanto partecipando in maniera passiva (ma questa è solo una supposizione) a tutto questo giochino al massacro nel quale le vittime sono le società come la Fiorentina, o meglio sono tutte quelle società che non sono i gobbi e le milanesi. Forse, e dico forse, potremmo avere un miglioramento con questo benedetto stadio di proprietà, ma se anche lo facessero e generasse buoni utili, il beneficio sarebbe limitato al momento in cui anche tutte le altre squadre saranno dotate di impianto di proprietà. I primi anni dei Della Valle le cose sembravano differenti, Diego sembrava volesse cambiare questo sistema. Poi successe quello che tutti sappiamo e da quel momento si ha quasi l'impressione che abbiano accettato la situazione.
E allora vogliamo veramente chiedere a gran voce quella che è l'unica soluzione?? E' necessaria una riforma a livello europeo del calcio e delle ripartizioni dei soldi, in modo che tutte le società possano aspirare a diventare grandi innescando quello che è un più normale ciclo di alternanza nelle vittorie.
Forza Viola